A piazza Lecce e precisamente in via Bari 22 si trova uno dei primi edifici costruiti nel nuovo quartiere di Piazza Bologna negli anni 20, ossia l’imponente Dopolavoro Ferroviario, costruito tra il 1925 e il 1929 su progetto di Angiolo Mazzoni, l’architetto che progetto la Stazione Termini. Tra i nuovi abitanti del quartiere vi erano i dirigenti delle ferrovie che lavoravano nella stazione Tiburtina; l’edificio comprendeva al suo interno un teatro, un albergo (hotel San Cristoforo) con ristorante, una palestra, un a biblioteca e degli uffici; quindi aveva le funzioni di intrattenimento, di abitazione, lavoro, vita sociale e politica. Queste funzioni vengono raffigurate tramite delle sculture presenti sui lati dell’edificio: sopra l’ingresso del teatro in via Bari (oggi Teatro Italia) sono raffigurate le arti, in via Como vi sono delle maschere teatrali posizionate sopra l’ingresso degli artisti, poi vi è un cesto di frutta che segnala l’ingresso del ristorante (che ora non c’è più); sempre in via Como vi sono delle figure femminili che simboleggiano le virtù sociali; in via Bari vi è un centauro alato (simbolo di fierezza, nobiltà e intelligenza) e in via Forlì vi è un balcone triangolare, tipo prua di una nave, che simboleggiano le funzioni politiche dell’edificio (come scrive la ricercatrice Eva Masini; e scrive anche: “La complessità delle funzioni e la simbologia decorativa sono fuse in un linguaggio di chiara derivazione viennese”).

A metà degli anni 20 il regime lavora alla costruzione del consenso, e questo edificio si colloca in questo intento, con il compito di organizzare le attività dei lavoratori nel loro tempo libero. Il dopolavoro viene dedicato ai dipendenti delle ferrovie.

La sera dell’inaugurazione, nel giugno 1930, è presente Pietro Mascagni invitato a suonare dal ministro Galeazzo Ciano.

Questo edificio diviene un centro di aggregazione in cui si organizzano non soltanto delle attività ricreative e culturali ma anche le grandi manifestazioni del regime, per es. in occasione della Befana fascista

A proposito delle Ferrovie dello Stato a quei tempi provvedeva a costruire le abitazioni per il proprio personale, a prezzi di affitto convenienti in relazione alle sue condizioni economiche. Si costruisce nella zona di piazza Bologna sia attraverso fondi patrimoniali sia tramite cooperative tra ferrovieri fascisti, in via Stamira, via Michele di Lando e via Piccarda Donati.

Vi è una notevole differenza architettonica tra l’edificio dei ferrovieri e quello delle Poste di Piazza Bologna, costruito solo dieci anni dopo. La semplicità delle linee del possente palazzo postale si contrappone al decorativismo simbolico del Dopolavoro, quasi a sottolineare, da parte del regime, un’avvenuta presa di coscienza delle proprie forze, del proprio linguaggio rappresentativo che non necessita più di metafore.

Accanto al Dopolavoro venne costruito un grande edificio residenziale per i dipendenti del ministero dei trasporti, alto sei piani con tre ingressi e otto scale, una piccola città. Negli stessi anni, dal 1925 al 1929, nei pressi di piazza Bologna ancora inesistente, la Cooperativa casa ferrovieri fascisti “Roberto Farinacci” costruisce otto palazzine.

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