In un elegante appartamento in via Belluno 5, nell’ottobre del 1957, abita una giovane di 29 anni, Pasqua Rotto (in alcune fonti è chiamata Rotta, con la “a” finale); da otto mesi convive con l’uomo che ama e che vuole sposare, Marcello Coletti, impiegato dell’Ente Regionale del Turismo; lei per guadagnarsi da vivere fa la prostituta; in quegli anni ‘50 le prostitute si chiamano mondane, donne che frequentano i locali notturni o gli alberghi per trovare clienti; le case di tolleranza esistono ancora e verranno chiuse nel 1958, con la legge Merlin. Pasqua è una profuga che arriva dall’Istria; cerca un lavoro stabile ma non è facile trovarne uno che le consenta di mantenere i suoi tre figli avuti da tre padri diversi. Decide dunque di fare la prostituta di alto bordo cercando i suoi clienti intorno al centro di Roma, selezionandoli accuratamente; fa tutto da sola, senza protettore, veste sempre in maniera elegante con un abito nero di sartoria, tanto che la chiamano “contessa”; riesce così ad avere un buon tenore di vita potendosi permettere il decoroso appartamento di via Belluno. Lavora così da otto anni ma la sua idea è quella di smettere e rifarsi una vita con l’uomo che ama e con cui ora convive; progressivamente però è scesa di livello e ha cominciato a frequentare la zona della stazione Termini ed accoglie i suoi clienti in una pensione di basso livello in via Giolitti.

La sera del 22 ottobre 1957 il fidanzato Marcello torna a casa in via Belluno e va in camera da letto: è passata la mezzanotte e trova Pasqua sdraiata sul letto, immobile, come se dormisse; le si avvicina, sposta la coperta e rimane impietrito: Pasqua è nuda, le mani legate dietro la schiena da una cintura bianca e nera e ha un nastro di rayon stretto intorno al collo, morta. Marcello scende in strada e corre a piazza Bologna dove trova un telefono a gettoni, chiama l’avvocato Manfredi che non risponde, allora ne chiama un altro, il dott. Pace, che essendo un civilista gli consiglia di chiamare il collega Santini che si occupa di penale; è quest’ultimo che avverte la polizia, che arriva dopo quasi due ore.

Il comportamento di Marcello appare subito strano e per questo viene messo sotto interrogatorio; anche la casa è perfettamente in ordine e non ci sono segni di scasso o di furto/rapina. Ma i sospetti su Marcello cadono subito: dei testimoni dicono di aver visto Pasqua viva intorno alle 23 quando Marcello era in compagnia della sua famiglia a Montesacro. Poi la portiera dello stabile sostiene che Pasqua riceva in quella casa esclusivamente un distinto signore ultrasessantenne, ogni martedì mattina; e il giorno del delitto è proprio un martedì. Questo signore viene rintracciato a Viterbo ma dei testimoni dichiarano di averlo visto proprio a Viterbo quella sera. Le indagini arrivano ad un punto morto. Emerge anche che Pasqua era legata da una particolare amicizia amorosa con un’altra donna, una delle pochissime persone che potevano accedere a quell’appartamento. Gli inquirenti sono portati a pensare che l’assassino possa essere una donna da un elemento emerso in sede di autopsia: Pasqua è stata legata solamente dopo da morta, come se l’assassino avesse voluto inscenare un delitto a sfondo sessuale, per depistare le indagini; anche il nodo fatto alla cinghia che tiene ferma Pasqua è a fiocco, cosa che fa pensare che sia stato fatto da una donna.

Arriva in seguito la testimonianza di un tassista che dice di aver accompagnato quel giorno a quell’indirizzo Pasqua insieme ad un giovane quarantenne, robusto e ben vestito; durante il tragitto avrebbero parlato della tariffa della prestazione. Ma non si è mai capito chi potesse essere quel giovane e se il fatto raccontato dal tassista fosse veritiero.

Ancora oggi il delitto è rimasto insoluto.

http://www.opinione.it/politica/2015/08/07/randazzo_politica-07-08

 

https://archivio.unita.news/assets/main/1957/11/01/page_004.pdf

 

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