Villa Mirafiori è un villino settecentesto che ospita la facoltà di Filosofia dell’Università La Sapienza. Si trova in via Carlo Fea 2 e ha un ingresso anche in via Nomentana, anche se qui il grande cancello è chiuso da decenni. I lavori di costruzione partirono nel 1855 su un lotto di terreno in cui vi era anche l’Osteria della Baracca, celebre e antica osteria romana che offriva vino e cibo ai turisti che passavano in quella che era proprio piena campagna. Già dal 1600 vi sono documentazioni di questa osteria, che cessa la sua attività intorno al 1874 quando il re d’Italia Vittorio Emanuele II acquista l’intero terreno per la sua amante, contessa di Mirafiori, Rosa Vercellana. Il re fa costruire il palazzo per lei, affinchè non sia troppo lontana dal Quirinale; Il palazzo è decorato con stucchi, vetrate e dipinti; bellissima la cappelletta al piano terra, ora adibita a biblioteca. 

Vittorio Emanuele si incontra con Rosa Vercellana molto prima, nel 1847, quando lui è il principe ereditiero di Sardegna, ha 27 anni ed è sposato già da 5 anni con la cugina Maria Adelaide d’Austria (matrimonio ovviamente combinato, per motivi politici). Lei ha appena 14 anni e lo conquista all’istante; il padre è un capitano della guardia del corpo del re Carlo Alberto (a sua volta padre di Vittorio Emanuele) e quindi segue continuamente il re ovunque lui vada, portandosi appresso la figlia. Nasce un relazione clandestina che verrà tenuta sempre nascosta. Poi Vittorio Emanuele ha un’altra amante conosciuta nel 1844, l’attrice Laura Bon che per lui rinuncia alla propria carriera e si ritira dalle scene. Lei è innamoratissima di lui e anche molto gelosa e dalle sue memorie si evince che ben presto viene a conoscenza della relazione di Emanuele con Rosa e ne soffrirà per tutta la vita; nel 1855 il re si stanca del comportamento sempre litigioso di Laura e l’allontana da Roma, mandandola in Piemonte. Riuscirà a sposare Rosa solamente il 18 ottobre del 1869 quando è ormai gravemente malato e moribondo, ma farà un matrimonio “morganatico” ossia un tipo di legame coniugale che esclude la moglie e gli eventuali figli dalla successione dinastica; la moglie non si può fare chiamare regina e non può apparire nelle cerimonie ufficiali. Lei viene chiamata la contessa di Mirafiori e Fontanafredda, titolo che le deriva dalla tenuta appartenuta a Caterina, figlia di Filippo II di Spagna, detta Miraflores.

La contessa di Mirafiori dispose per pochi anni della villa: tre mesi dopo che lei e il re ebbero contratto matrimonio proprio a villa Mirafiori Vittorio Emanuele morì e Vercellana si trasferì a Pisa, ove trascorse il resto della vita. Di conseguenza, l’ampia proprietà terriera originariamente circostante la residenza fu in parte lottizzata e venduta. Dal 1930 la villa fu casa generalizia delle Dame del Sacro Cuore, finché nel 1975 fu acquistata dall’università “La Sapienza”; in quegli anni vi furono girate anche scene di due film ambientati nel XIX secoloL’innocente di Luchino Visconti (1976), tratto dall’omonimo romanzo di D’Annunzio, e Al di là del bene e del male di Liliana Cavani (1977), ispirato alla vita di Nietzsche. In seguito ai necessari lavori di adeguamento degli ambienti, villa Mirafiori fu adibita a facoltà universitaria il 2 dicembre del 1980, utilizzo che mantiene tuttora come sede del dipartimento di filosofia. La residenza principale è un edificio di stile neo-rinascimentale a tre piani con loggia, due ali laterali e una eclettica torre campanaria. L’ingresso, con loggia a terrazza, ha tre grandi aperture ad arco su colonne, decorate da bellissime vetrate a raffinate decorazioni floreali che recano la data di costruzione, il 1874. Successivamente venne aggiunta sul lato occidentale una bella pensilina in ferro e vetro, ancora in situ, a sostituzione dell’originario ingresso. Da qui si giunge al vestibolo dal quale prende forma la scala, anticipata da due colonne. I pavimenti sono a mosaico e graniglie di marmi.
Il palazzo venne decorato con abbondanza di stucchi (dei quali sopravvivono alcuni esempi nello spazio d’ingresso), vetrate, camini in marmo pregiati tra i quali nell’antico atrio gli affreschi della cosiddetta Sala dei Pappagalli. Questa è l’unica grande sala in grado di far comprendere l’antica bellezza e ricchezza degli interni. Oltre ai pappagalli, fanno bella mostra anche altri animali esotici dipinti nel soffitto, quali pavoni e scimmie. Altre sale recano decorazioni a tempera in stile, oggi utilizzate quali aule universitarie.
Purtroppo molte delle decorazioni sono state occultate per motivi funzionali da moderni controsoffitti che nascondono l’impiantistica dell’edificio.
Il parco è circondato da alberi secolari quali pini marittimi, palme, cedri del Libano, sequoie, un bel canneto di bambù e gli edifici rustici dei giardinieri ed una vecchia serra.

Votaci e scrivi una recensione

Apprezzamento articolo

Scegli

La tua recensione dovrebbe essere lunga almeno 140 caratteri

image

building Possiedi o lavori qui? Rivendicala! Rivendicala!

imageLa tua richiesta è stata inviata con successo.

image